giovedì 27 settembre 2018

Santorini

Santorini (in italiano anche Santorino[1]; in greco moderno Σαντορίνη, Santoríni, in greco antico Θήρα, Thera) è l'isola più meridionale dell'arcipelago delle Cicladi, nel mare Egeo. La sua superficie è di 79,194 km². Il nome Santorino, per corruzione di Sant'Erini, le fu dato dai Veneziani in onore di Santa Irene, martire del 304, a cui era dedicata la basilica di Perissa, villaggio nella parte sud-orientale dell'isola. Dal punto di vista amministrativo rappresenta parte del comune omonimo, nella periferia dell'Egeo Meridionale


Immagine da satellite dell'isola di Santorini.

È un'isola vulcanica, originariamente circolare, con una laguna marina interna e un ampio cratere, posto circa 20 km a sud-ovest dalla costa interna proprio al centro della laguna. L'acqua del mare penetrava attraverso l'unica via d'accesso ai porti interni, delimitata ai lati da due scogliere.
Il capoluogo dell'isola è Fira.
Il secondo centro abitato che si trova a nord dell'isola è Oia (si legge Ia), antico centro rinomato per i suoi mulini a vento e da cui si possono ammirare i tramonti sul mare Egeo.
Un'altra località dell'isola è Imerovigli, vicino a Fira, la quale è conosciuta per il suo panorama e per i suoi tramonti.
Sull'isola non ci sono semafori.
Il punto più alto dell'isola è il monte Profitis Illas a 567 m. È un piccolo vulcano con una piccola caldera.
Le principali risorse economiche sono date dall'esportazione della pozzolana, dai vini pregiati e dal turismo. Nell'isola si produce un ottimo vino dal sapore dolce e molto corposo, il Vin santo, da non confondere con l'omonimo vino toscano.
Il turismo sull'isola si estende da maggio a tutto ottobre. 

Storia
L'isola di Santorini, agli inizi del 1200 venne ceduta come baronato ai veneziani, diventando la sede del vescovo cattolico. Fu proprio il veneziano Giacomo Barozzi a darle il nome attuale, per la presenza sull’isola di una cappella dedicata a Sant'Irene, situata nei pressi di una baia che faceva da porto alla flotta veneziana. [2] Il principato dei veneziani comprendeva le isole di Santorino, Thira e Nasso che mantenne per ben duecento anni. Tale principato riconosceva alla famiglia una fiducia illimitata, essendo tali isole d'importanza strategica vitale nella Repubblica Veneta. [3] [4]
Ciò non fermò le incursioni ottomane: l'isola infatti fu conquistata dall'ammiraglio ottomano Piyale Paşa nel 1576, ed entrò a far parte del dominio semi-autonomo ebreo di un sultano, Giuseppe Nasi. Ripresero a loro volta le incursioni veneziane, che portarono a frequenti guerre ottomane-veneziane, in particolare la guerra di Candia. [5] [6]
Nel 1967 nella località di Akrotiri, gli archeologi riportarono alla luce un'antica città, quasi completamente intatta e coperta come Pompei da antiche ceneri. Il ritrovamento fu catalogato come tra i più importanti nella storia dell'archeologia. Diverse case portate alla luce presentavano un sofisticato sistema idraulico, con bagni e acque correnti che defluivano in un perfetto sistema fognario[7]. Questo sito testimonia una delle prime forme di ingegneria urbana mai scoperte nella storia. 

Eruzione vulcnica
L'isola fu sventrata in parte da un'apocalittica eruzione del vulcano avvenuta intorno al 1627 a.C. (datazione stabilita da Manning, nel 2006, attraverso accurate analisi al C14 e dendrocronologiche) e invasa successivamente quasi del tutto dal mare.
Fu la più imponente eruzione avvenuta in Europa documentata in epoca storica[8][9] e, secondo alcune teorie, avrebbe avuto conseguenze devastanti per la civiltà minoica: sarebbe stata, infatti, la principale causa dell'inizio del suo completo declino; secondo studi recenti, l'eruzione del vulcano provocò dapprima una pioggia di pomici e ceneri, poi piovvero massi più grossi e infine la caratteristica pomice rosa che ha reso celebre l'isola. Quindi il vulcano esplose: un getto di materiali compressi e di gas surriscaldati raggiunse la stratosfera ad una velocità di 2000 km/h facendo udire i suoi boati dall'Africa alla Scandinavia, dal Golfo persico a Gibilterra. Le ceneri furono sparse per molti chilometri e trasformarono il giorno nella notte più cupa e alterarono, probabilmente, albe, tramonti e condizioni meteorologiche.
Alcune teorie basate sui rinvenimenti archeologici trovati a Creta indicano che uno tsunami, probabilmente associato all'eruzione, colpì le aree costiere di Creta e può avere duramente devastato gli insediamenti minoici[10][11] anche se una più recente teoria ipotizza che molto del danno provocato ai siti fosse dovuto a un grande terremoto che precedette l'eruzione di Thera[12].

Mykonos: il sogno.

Micono[1][2][3][4] (in greco Μύκονος, Mykonos) è un'isola greca delle Cicladi, situata nelle vicinanze di Tino, Siro, Grecia e Nasso. Ha una superficie di 96 km² e il suo punto più elevato raggiunge i 341 m sul livello del mare. Al censimento del 2001 contava 9320 abitanti, per la maggior parte residenti nella città di Micono (nota anche come Chora), che sorge sulla costa occidentale.
Dal punto di vista amministrativo l'isola fa parte della periferia dell'Egeo Meridionale ed è costituita dall'unico comune di Micono, il cui territorio si estende anche sulle vicine isole di Delo, Rineia oltre che su numerosi isolotti disabitati, per un totale di 105,2 km² di superficie. 

Storia

Secondo recenti scoperte, l'isola sarebbe stata sede di tribù carie nel Neolitico. La tradizione fa riferimento a popolamenti dei lelegi e poi di egizi, fenici e cretesi. I resti archeologici indicano che l'isola è stata abitata dagli antichi popoli della Ionia già dalla prima parte dell'XI secolo a.C. Nella fase conclusiva delle Guerre persiane (478-477 a.C.), Micono entrò a far parte della Lega delio-attica.
I famosi mulini di Micono
Con l'occupazione romana delle Cicladi, Delo divenne un porto libero e la vicina Micono visse un periodo di grande seppur breve prosperità, concluso nell'88 a.C. quando Delo fu rasa al suolo durante la Prima guerra mitridatica. Sotto l'Impero bizantino l'isola fu inserita nella provincia dell'Acaia e fu quindi occupata dai veneziani. A quest'epoca risale la costruzione dell'agglomerato di chiese della Panaghía Paraportiani, poi proseguita fino al XVII secolo. Conquistato nel 1537 dal corsaro Khayr al-Din Barbarossa, il suo territorio venne poi sottomesso dai turchi fino alla rivoluzione del 1821, in cui i miconiani si distinsero come protagonisti delle lotte per l'indipendenza greca (in particolare l'eroina Manto Mavrogenous, secondo alcuni storici nativa dell'isola). Nonostante la liberazione, carestia ed emigrazione portarono a un progressivo spopolamento delle Cicladi, frenato solo negli anni cinquanta dal crescere di quell'interesse turistico, prima per Delo e poi anche per Micono, che col tempo ne è diventato la principale fonte di sviluppo economico. 

Turismo

Micono è un'isola cosmopolita che accoglie migliaia di turisti durante tutto l'arco dell'anno. L'isola era considerata come il paradiso della comunità LGBT, ma in seguito si presterà a diventare la "capitale" estiva della tolleranza in genere.
L'isola dà il nome a un formaggio caratteristico, il Kopanisti Mykonou di sapore forte e salato.

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La cattedrale di Santa Maria Assunta è il monumento religioso più importante del centro storico di Melfi . Nel gennaio del 1958 papa Pio X...